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Giordani: un sindaco con le Ali / 2

Padova

di Gianni Belloni e Ernesto Milanesi

Un calcio alla città. L’amministrazione degli interessi composti. Il paradigma del commercio. Padova ai tempi di Sergio Giordani eredita il “modello comune” al sistema degli “eletti” (anche senza urne).

Il Comune nel pallone

È perfino emblematico, oggi, a palazzo Moroni. L’attuale sindaco pro tempore fu presidente del Calcio Padova dal 1994 al 1996. E il leader dell’opposizione il 30 ottobre scorso ha assunto la più alta carica nella società in serie C.

La storia del Comune si intreccia, del resto, con il pallone fin dallo “stadio delle tangenti” anni ’90 con le giunte di pentapartito e la cooperazione del PCI. Poi nel Duemila dietro il simbolo biancoscudato si incistavano operazioni, più o meno amministrabili, ma sempre speculative.

Non troppo lontano dallo stadio (senza più la serie A) si acquistano aree sulla carta destinate a progetti di interesse privato. Marcello Cestaro (gruppo Famila) da presidente del Calcio Padova vorrebbe il suo nuovo centro commerciale. Il gruppo PAM opziona, invece, un’altra area verso via Due Palazzi.

E poi c’è il sintomatico pool di soci che si piazza nello stesso quadrante: i fratelli Pittarello (scarpe), Fernando Zilio (poi al vertice di Ascom e Camera di commercio, ora in Forza Italia), Paolo Sinigaglia (Simod, e non solo) insieme a Francesco Canella (padre-padrone del gruppo Alì) e… Sergio Giordani.

Si tratta della Petrarca Srl (sede in via Olanda, costituita il 27 maggio 2002 con 30 mila euro di capitale). Il 40% delle quote apparteneva a Alì Immobiliare Srl – società unipersonale, con il restante pacchetto diviso in quattro parti ciascuna del 15%: Simod Srl, Gifi Srl, Pittarello Holding Spa, Gestioni Commerciali Srl. La società è stata posta in liquidazione con Francesco Canella nel 2012 e cancellata dal registro delle imprese l’anno successivo.

Tuttavia, da un lato segnala la “vocazione” immobiliare a trasformare l’originale progetto della Cittadella dello Sport in una maxi-area commerciale e dall’altro lato dimostra il legame consolidato fra l’attuale sindaco della città e l’inossidabile “capitano” di Alì.

Interessi composti

Come documentato nella precedente puntata, il legame fra il gruppo Alì (1,3 miliardi di euro di fatturato dichiarato nel 2022) e la “holding” della famiglia Giordani è tornato d’attualità.

In particolare, spiccano due aspetti del business squisitamente commerciale: le bottiglie con l’etichetta “Filò delle Vigne” (azienda di Carlo e Sergio Giordani) si trovano negli scaffali dei supermarket Alì; gli articoli del catalogo “Non solo sport”, invece, vengono venduti all’interno dei negozi ospitati nei centri commerciali di Canella.

L’asse politico

Il “mercato” dell’urbanistica? Palazzo Balbi e palazzo Moroni sono in perfetta sintonia nella gestione degli “spazi commerciali” per i grandi gruppi.

L’edilizia sanitaria, che a Padova si traduce nella nuova Pediatria (cantiere con Setten Genesio Spa di Oderzo capofila) e sempre sulla carta nel nuovo ospedale a Padova Est? Di nuovo, Luca Zaia e Sergio Giordani s’intendono e decidono.

La rete del tram? Anche con la Lega al governo si procede con gli appalti. In questo caso, il Pd padovano non batte ciglio nell’acquisto dei convogli che il Pd di Latina lasciava in deposito.

Il terzo-quarto mandato da governatore? «Ci metterei la firma adesso. Sempre leale con Padova» parola di Giordani.

Logistica in profondo rosso

Sergio Giordani per due mandati ha presieduto Interporto Padova Spa, gestendo la fusione per incorporazione di Magazzini Generali e spianando la strada all’acquisizione della ZIP. Nel “superpolo” nell’ex zona industriale ora manca soltanto il MAAP, affidato a Mario Liccardo che è anche vice presidente del CdA di Interporto.

Nel prestigioso palcoscenico del Bo’ la scorsa estate cerimonia a senso unico per i 50 anni di Interporto, che appare destinato a “regnare” indisturbato sul quadrante di Padova Est. Peccato che la logistica produca il profondo rosso nel bilancio, pubblicato anche on line, sintetizzato così dal collegio sindacale: «La società presenta una situazione finanziaria caratterizzata dalla presenza di un indebitamento importante a lungo termine, con scadenze entro i 12 mesi di rate di importo rilevante».

Con 36 milioni di euro di capitale sociale, si movimentano debiti per complessivi 111 milioni 325 mila 254 euro, di cui 99,8 milioni verso le banche. Interporto ha in pancia partecipazioni societarie devastanti: il fallimento di Attiva nel 2013 vale un euro, come la liquidazione di Zitac o il mega crac della Banca Popolare di Vicenza. Così si conteggiano 23 ipoteche a garanzia: dalle celle frigo al nuovo grande terminal di via Inghilterra fino al fabbricato Aspiag di Corso Stati Uniti.

Il bilancio ufficiale di Interporto evidenzia 122,4 milioni di euro di mutui con Cassa di Risparmio di Bolzano, Mediocredito Trentino Alto Adige, Banca popolare Etica, Crédit Agricole Friuladria, Iccrea Banca impresa, Cassa depositi e prestiti, Banco Desio, Banco Bpm e Banca popolare di Sondrio.

Il pacchetto azionario resta pubblico: 34 per cento Camera di commercio, 18 per cento Comune di Padova, 15 per cento Provincia di Padova.

Sergio Giordani è contemporaneamente sindaco della città e presidente della Provincia.

La prima puntata si può leggere qui

Foto di Rui Alves su Unsplash

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