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Padova, hub Alì e dintorni: Franco Zecchinato sulla fusione Interporto-Zip

Logistica (foto Unsplash)

Ospitiamo l’intervento di Franco Zecchinato, presidente della cooperativa agricola El Tamiso, attivista ambientalista e profondo conoscitore delle vicende riguardanti la Zona industriale di Padova.

Territorio sul quale si sono nuovamente accesi i riflettori grazie alla tenace resistenza del Comitato dei cittadini di Granze di Camin al progetto nuovo hub logistico da parte di Alì spa – tre nuovi depositi (uno di questi alto 35 metri) che andranno ad occupare una superficie doppia di Prato della Valle, 154.850 metri quadri attualmente a destinazione zona agricola.

Il progetto Alì si inserisce in una complessa vicenda che riguarda il destino del quadrante nordest di Padova, prima governato del Consorzio Zip e ora oggetto di strategie poco visibili e discusse.

Di fusione Interporto e Zip – Padova

O meglio, incorporazione di Zip in Interporto…

di Franco Zecchinato

Abbiamo letto l’ampio articolo del Gazzettino dello scorso 4 novembre sul tema. Sono stato vice-presidente e poi consigliere del Mercato agroalimentare di Padova (Maap) dal 2006 al 2023, con la breve interruzione dell’amministrazione Bitonci, e fatico a dirmi estraneo a questi argomenti.

A mio giudizio sono omesse almeno una paio di questioni centrali: il livello di indebitamento dell’Interporto e il valore del patrimonio della Zona Industriale di Padova in liquidazione dal 22 gennaio 2020 (per una storia della Zip vedi qui, ndr).

Quattro anni fa, quando, dopo un lungo tam tam sulle perdite, inefficienze ed inutilità della Zona Industriale di Padova, i tre soci (Comune, Provincia e Camera di Commercio) decisero la liquidazione della medesima, il Comune pilatescamente si astenne, stanti le perplessità di Coalizione Civica, allora “golden share” della maggioranza, condivise anche da molti operatori economici operanti in ZIP, Mercato agroalimentare (Maap) compreso.

Oggi abbiamo la conferma del disegno: il patrimonio della Zip va a “sostenere” l’indebitamento dell’Interporto, la cui unica ricetta è progettare ulteriore crescita, per andare dove non è dato di saperlo.

La stessa medesima logica che anni fa, con la gestione Sergio Giordani presidente e Roberto Tosetto direttore, riuscì ad edificare l’edificio più inutile e brutto di Padova, il cosiddetto “Onda Palace”, che dopo una tormentata vicenda, assai poco trasparente (vedi qui, ndr), è stato acquisito recentemente per quattro palanche dal noto costruttore Candeo.

Ma a cosa serviva in origine l’Onda Palace? Ma a valorizzare il quadratino di terra lungo la tangenziale, aumentare così il patrimonio di Interporto e la copertura del solito indebitamento.

E preoccupano i proclami di sviluppo dell’Interporto in termini di impatto ambientale e sulla viabilità dell’area; solo domenica scorsa alle Granze, abbiamo preso atto di cosa potrebbe significare l’ulteriore e contestato progetto di Alì sui 15 ettari di terreno agricolo adiacenti alla zona industriale, in termini di sostenibilità complessiva e consumo di suolo.

Anche questo un progetto con un iter piuttosto “particolare” e divisivo, dove verosimilmente qualcuno deve aver fornito qualche garanzia.

Anche questo progetto che puzza di aumento di valore, per poi mettersi sul mercato…

E penso al destino degli 800mila metri quadri di aree verdi della Zip; qualcuno ricorderà come, all’indomani della messa in liquidazione, una domenica mattina fu denunciato l’abbattimento illegale di alberi d’alto fusto su terreni ZIP… Autorizzato da chi?

Preoccupa ancora di più l’evidente incompatibilità dei ruoli oggi rivestiti dal Direttore di Interporto, Roberto Tosetto, che, pur arrivando da ben altre aree ed esperienze politiche, gode contemporaneamente di ampie deleghe del Sindaco per la gestione delle altre “partecipate” ed in particolare delle questioni economico/produttive e patrimoniali in zona industriale, oltre ovviamente alle nomine relative.

In altre parole: il direttore di una partecipata, con contemporanea delega “politica” di parte della proprietà, che determina i destini delle altre partecipate, ovviamente ad uso e consumo dei suoi bilanci, e che assume il ruolo che più gli conviene, a seconda del caso.

Che poi questo schema sia esattamente quello messo in essere nella gestione della Provincia, di cui Giordani è anche presidente, e Tosetto eterno suo consigliere, non può lasciare sereni.

Comincino a preoccuparsi i grossisti del MAAP, con la loro consistente partecipazione consortile alla Società Consortile Mercato AgroAlimentare Padova s.r.l. (48%), adesso tocca al MAAP metter a disposizione la sua buona, anzi ottima, patrimonializzazione, al servizio di Interporto e dei suoi progetti di sviluppo senza limiti. Non è la prima volta che ci provano, ma questa sembra quella buona.

O qualcuno mi spiega come mai il nuovo presidente del MAAP, Mario Liccardo, sia anche vice presidente di Interporto, o cosa ci fa Barbara Degani (di Forza Italia) nel Consiglio d’Amministrazione del medesimo, se non garantire che non occorre opposizione a Padova: sono già tutti d’accordo.

Foto di Marcin Jozwiak su Unsplash

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