Non capita spesso che un organo non ancora operativo venga sgridato per le sue azioni. È successo ad inizio agosto a Padova con la Commissione per la rappresentanza delle persone padovane con cittadinanza straniera, eletta il 14 luglio da 2788 votanti (degli 18.967 aventi diritto; nel 2011 avevano votato 3844 persone su 22.714), con maggiore partecipazione delle comunità asiatiche: Bangladesh (773 su 1108), Filippine (412 su 1398) e Pakistan (299 su 527). Si tratta di sedici rappresentanti che, da regolamento comunale, diventeranno “operativi” solo una volta che eleggeranno – a settembre – la o il presidente. La Commissione interagisce con ruolo consultivo e propositivo con il Consiglio Comunale (cui presenzia la o il presidente), le Commissioni consiliari, le Consulte di Quartiere e la Giunta comunale.
Salute, diritto anche per i “non in regola”
Nel frattempo, chi è stato eletto in Commissione continua a fare quel che faceva prima: destinare parte del proprio tempo per favorire una migliore interazione della città con le persone con cittadinanza estera. Come è ovvio, questo riguarda anche la salute. Va ricordato, che, con la Legge 40 del 6 marzo 1998, l’Italia ha ampliato l’accesso alle cure e le modalità di tutela della salute, estendendo alle persone con cittadinanza estera presenti sul territorio nazionale, comprese le persone “non in regola”, anche i programmi di medicina preventiva. Nei confronti di queste persone, il Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 va oltre il fornire le sole cure essenziali e mira a rafforzare la tutela dei soggetti deboli, compresi gli “stranieri immigrati”.
In tempi segnati dal Covid-19 era ovvio aspettarsi che i membri della Commissione per la rappresentanza delle persone padovane con cittadinanza straniera prendessero a cuore questo diritto e l’accesso ai vaccini. Così è stato. Chi lo ha fatto ha trovato disponibilità da parte del personale che somministra i vaccini anche nei confronti delle persone che non dispongono dei documenti solitamente richiesti. E hanno toccato con mano l’importanza di azioni di “mediazione”, per facilitare i contatti e la compilazione della documentazione medica.
L’appello: vaccino anche per gli “invisibili”
È nato così, da parte della Commissione, un appello alle istituzioni competenti riguardo a “coloro che vogliono essere vaccinati ma non possono”: a “considerare anche le persone ‘invisibili’: quelli che non hanno un codice fiscale, una dimora fissa, un permesso di soggiorno, gli studenti stranieri, le persone in via di regolarizzazione – in quanto hanno usufruito della cosiddetta sanatoria -, gli immigrati irregolari”.
L’appello è stato prontamente strumentalizzato per attaccare la Commissione, anche con articoli nei quotidiani locali, alla stregua di un gruppo che non sa stare al proprio posto. E, visto che il Consiglio comunale, da regolamento, assegna a due membri del Consiglio il compito di curare i rapporti con la Commissione, anche da quel lato la Commissione è stata tacciata di ingenuità e di avallare l’illegalità.
La tessera STP e le situazioni scoperte
Più interessato al merito dell’iniziativa si è dimostrato il consigliere comunale Roberto Marinello: “Sulla polemica innescata sul fatto che la commissione stranieri neo eletta abbia chiesto all’ULSS di vaccinare contro il Covid anche gli immigrati senza permesso di soggiorno, più che discutere se la commissione possa o non possa muoversi in modo autonomo rispetto al consiglio (come hanno fatto anche i consiglieri referenti) farei notare che mi sembra una richiesta più che lecita e che la possibilità già esiste attraverso l’attribuzione della tessera STP (straniero temporaneamente presente), si tratta di ottenerne puntualmente l’applicazione”.
Purtroppo, anche la tessera STP non risolve tutti i problemi, essendo destinata a utenti non ancora stati censiti dall’anagrafe sanitaria, condizione in cui non si trovano i richiedenti asilo con documento scaduto per fine procedura. Il tema rimane importante e urgente: abbiamo chiesto ad un membro della Commissione di raccontarci la sua esperienza e il suo punto di vista.
La parola a Chris Agbor
Incontriamo Chris Agbor dopo il lavoro nel tardo pomeriggio e ci sediamo ai tavolini di un bar. Chris lavora otto ore al giorno in un’azienda di Noventa Padovana, è programmatore e stampatore. Da cinque anni è in Italia, viene dalla Nigeria e ha deciso di dare una mano alla sua comunità entrando a far parte della Commissione per la rappresentanza delle persone padovane con cittadinanza straniera. Con lui parliamo dell’accesso alla vaccinazione anti-Covid per gli immigrati.
Chris, ci sono problemi nell’accesso al vaccino per gli immigrati?
Guarda, conosco molti ragazzi immigrati che vorrebbero vaccinarsi, ma non hanno le informazioni necessarie. Quando sono andato a fare la seconda dose ho domandato ai medici che erano lì se potevo fare passaparola e inviare i miei amici a vaccinarsi e loro mi hanno detto di sì.
A quel punto?
A quel punto ho contatto diversi amici, ho fatto girare le schede che devi compilare per fare il vaccino e li ho aiutati a farlo, una quarantina di persone sono andate a vaccinarsi grazie a questo passaparola.
Poi, però, c’è il problema che se una persona non ha il codice fiscale o il numero della tessera sanitaria non può prenotarsi. E se un gran numero di persone si presenta al centro vaccinale senza prenotazione si creano disagi e problemi, magari a chi ha prenotato.
E che cosa si potrebbe fare?
Una cosa utile sarebbe quella di fornire un codice fiscale temporaneo che dia la possibilità di prenotarsi. Un’altra cosa sarebbe quella di fornire un servizio per aiutare le persone a compilare la scheda che viene richiesta per vaccinarsi. Noi siamo disponibili volontariamente a farlo, personalmente il sabato, giorno in cui non lavoro, ma anche altri miei amici: possiamo organizzarci in turni per aiutare gli altri immigrati.
Anche il Comune potrebbe attivarsi per sostenere la vaccinazione degli immigrati
Sì, ovviamente seguendo le procedure giuste e nel rispetto delle leggi. Non chiediamo nulla di straordinario. Si tratta di una proposta per il bene di tutti, lo sappiamo, le persone non vaccinate contribuiscono ad aumentare i contagi.
E se non sei vaccinato non hai il green pass…
Questo è già un grande problema per molte persone che anche per questo vogliono vaccinarsi, ma serve un piccolo aiuto.
Ma come può capitare di non avere i documenti in regola?
Ti faccio un esempio che riguarda alcune persone che conosco: sono arrivate in Italia facendo domanda per essere riconosciute come rifugiati; poi, l’anno scorso, hanno fatto domanda per accedere alla sanatoria. Facendo questo hanno rinunciato allo status di richiedente asilo, ma la risposta per la sanatoria ancora non arriva. Loro in questo momento sono senza documenti. Per un problema di burocrazia. E, tra le tante altre cose, non possono prenotare il vaccino.
Come ti immagini la tua attività nella Commissione?
Un pezzo di legno può rimanere mille anni in mare, ma non diventerà mai pesce. Ecco, i problemi ci saranno sempre: però spero di poter aiutare italiani e immigrati a comprendersi di più, a capire i problemi di ciascuno. Ci ho pensato molto prima di provare a far parte della Commissione, lavoro tutto il giorno, ho mille cose da fare. Poi ho pensato che anche la Commissione possa essere uno strumento utile. Certo “siamo re senza trono” (ride, ndr), non abbiamo potere decisionale, possiamo solo esprimere il nostro parere, ma può essere utile anche questo, è un modo per avere voce e per affrontare meglio i problemi.
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