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Verso la quarta linea del termovalorizzatore a Padova?

Il confronto in merito alla quarta linea del termovalorizzatore a Padova continua a vedere HestAmbiente e i comitati dei cittadini su posizioni radicalmente divise. Le questioni aperte sono molte, dal rischio idrogeologico all’utilizzo dell’acqua di raffreddamento del canale Piovego all’interpretazione degli studi sull’incenerimento dei PFAS. Dopo aver chiesto un periodo di proroga, HestAmbiente ha reso pubbliche le integrazioni al progetto, tentativo di risposta alle numerose osservazioni già depositate da cittadini, comitati e associazioni. LIES ha chiesto a Federico Battaini, del movimento Società della cura, di fare il punto sulla situazione e sulle prossime scadenze.

Lo scorso 16 agosto sono state pubblicate le risposte di HestAmbiente alle osservazioni dei cittadini e degli enti locali relative alla costruzione della nuova linea dell’inceneritore di Padova. Quale è la situazione attuale?

Nel marzo scorso 28 realtà tra comitati di cittadini, esperti, organizzazioni sociali e politiche e, sotto la pressione delle varie mobilitazioni organizzate, anche consiglieri comunali di Padova e di altri comuni interessati, consiglieri regionali e lo stesso comune di Padova hanno presentato una serie di osservazioni al progetto dell’azienda. Ne sono venuto fuori dei documenti anche molto estesi e dettagliati presentati nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale regionale, che prevede le osservazioni del pubblico.

HestAmbiente per risponderci ha chiesto e ottenuto 70 giorni di proroga oltre ai 30 iniziali. In questo modo ha potuto presentare le carte proprio a ridosso delle ferie di agosto. Ed infatti la nuova documentazione è arrivata sul sito regionale il 16 agosto. A questo punto la regione ha applicato alla lettera la normativa imponendo a ulteriori osservazioni dal pubblico il termine di 15 giorni: la scadenza quindi è il 31 agosto.

A noi sembra una strategia di insabbiamento, un modo per rendere difficile la vita ai cittadini e comitati. Soprattutto se andiamo a vedere come HestAmbiente replica alle tante osservazioni presentate.

HestAmbiente come ha reagito alle osservazioni presentate?

Correttamente, l’azienda prende in considerazione tutte le osservazioni, le ha riassunte e ha stilato un documento di 77 pagine, ma solo per dare risposte vaghe e rimandare a decisioni politiche su cui dichiarano di non avere potere.

Ad una prima lettura, HestAmbiente non risponde nel merito alla maggior parte delle osservazioni e le liquida semplicemente sostenendo il contrario. Ad esempio, un’osservazione ricorrente è relativa al conflitto d’interesse fra raccolta e incenerimento. Le due attività sono svolte da aziende dello stesso gruppo societario (Hera), con evidente conflitto: infatti HestAmbiente trae profitto dall’incenerimento. Questo può rappresentare un disincentivo per AcegasApsAmga nel perseguire un incremento della raccolta differenziata con proposte volte a raggiungere gli obbiettivi posti da Regione e comuni, e infatti a Padova siamo ben lontani dagli obiettivi. A questo l’azienda replica con finta ingenuità: “Pur appartenendo allo stesso gruppo, AcegasApsAmga spa (AAA) ed HestAmbiente srl sono due società distinte  che  hanno  due  scopi  differenti:  la  prima  si  occupa  di  raccolta,  la  seconda  di termovalorizzazione” e “AAA propone modalità di raccolta volte a raggiungere tali obiettivi”, come se non fosse proprio questo il problema sottolineato. 

Ci sono altri argomenti e osservazioni importanti su cui le risposte di HestAmbiente ti lasciano perplesso?

L’altro terreno importante dal mio punto di vista è quello della programmazione: come si fa a fare un investimento da più di 100 milioni di euro scrivendo come fa HestAmbiente: “Fermo restando che la Società scrivente prenderà atto di quanto sarà stabilito a livello regionale nel nuovo Piano Regionale dei Rifiuti”? Evidentemente il nuovo piano non potrà prevedere una diminuzione dei rifiuti da conferire all’incenerimento una volta approvato questo progetto che la regione stessa ha formalmente richiesto nel 2019.

L’altro grande tema è quello delle emissioni. L’azienda risponde quasi sempre sminuendo l’impatto rapportandolo ad una vasta area, come nel caso delle polveri sottili – 0,05% delle intere emissioni a livello provinciale – o come nel caso dello smaltimento di fanghi contenenti PFAS, dove la letteratura scientifica non è univoca: a riguardo si afferma che tanto ne verranno smaltiti pochi e saltuariamente.

Chiaramente la quarta linea dell’inceneritore di Padova non sconvolgerà la situazione ambientale della città. Nessuno pensa questo, quello che dicono le osservazioni presentate è che non si può continuare ad aumentare la produzione di inquinanti, questi si sommano agli altri e tutti insieme fanno la situazione disastrosa che sappiamo. Bisogna diminuire gli inquinanti emessi complessivamente, valutare il loro impatto cumulativo locale e globale, non il semplice rispetto dei parametri di legge per singolo impianto.

In ogni caso queste sono valutazioni preliminari: la nuova documentazione prodotta da HestAmbiente ha bisogno di tempo per essere approfondita, esattamente quello che si vuole impedire dando solo 15 giorni in pieno periodo di ferie per le osservazioni del pubblico.

Quali sono le prospettive ora?

Entro il 31 agosto andranno presentate le nuove osservazioni e in molte e molti ci siamo messi a studiare le carte, ma è chiaro che in pochi giorni è difficile fare un lavoro sistematico. Per questo chiederemo sicuramente una proroga alla Regione. Se l’azienda, dotata di professionisti pagati per redigere questi documenti, ha ottenuto 70 giorni di proroga non si capisce perché i cittadini, compresi gli esperti che volontariamente e gratuitamente mettono a disposizione il proprio tempo, dovrebbero averne a disposizione di meno.

C’è un problema di controllo democratico e popolare sulle scelte che vengono prese, che sono scelte che hanno che fare con la salute e contemporaneamente guidano e sono guidate dal modello economico. Un investimento come quello previsto condiziona per almeno quindici anni le politiche di gestione dei rifiuti, quindi la gestione del territorio e dell’economia.

Dopo la presentazione delle nuove osservazioni con o senza proroga, riprenderà l’opera di informazione capillare nei quartieri di Padova e nei comuni limitrofi che è cominciata la primavera scorsa. Riprenderanno anche le mobilitazioni che facciano sentire alla Regione e all’amministrazione comunale che c’è una opposizione concreta e ampia a questa opera.

Allo stesso tempo bisognerà anche far partire la battaglia legale per far sì che le osservazioni dei cittadini vengano prese realmente in considerazione, bisognerà uscire dall’ambito delle istituzioni regionali, dove evidentemente c’è un certo livello di simpatia con l’azienda. Basta pensare al fatto che la Regione nel giugno scorso, proprio mentre HestAmbiente doveva rispondere alle osservazioni, ha presentato un aggiornamento del piano di gestione dei rifiuti che era scaduto. Un aggiornamento che sembra proprio tagliato per dare sponda a questo nuovo impianto.

Secondo te perché viene dato per scontato che questo progetto sia la scelta migliore?

Si vuole continuare a far fatturare imprese privatizzate e quotate in borsa che speculano su servizi pubblici, è una scelta politica di lungo corso, in parte ideologica e soprattutto fatta di interessi materiali. Sia per tornaconto personali – consenso politico, sostegni economici, favori che tornano sempre utili – sia derivanti da meccanismi di intreccio fra imprese private e pubblico: gli utili di Hera in parte tornano anche ai comuni a cui sembra quindi di incassare dei soldi “gratis”. Questo ci insegna la vicenda riguardo la delibera sull’acqua pubblica approvata dal consiglio comunale di Padova [1] ma mai applicata. Ma queste scelte vanno contro la necessità di giustizia sociale e redistribuzione della ricchezza e ci allontanano ancora di un passo da quelle necessarie trasformazioni radicali che servono per fronteggiare la crisi ambientale e sociale che ha ormai preso avvio.

Dopo le promesse non mantenute di quando fu costruita la terza linea, la popolazione non ha più fiducia nell’azienda e nelle istituzioni. Questa battaglia può servire anche per cambiare prospettiva: deve essere la gente, chi vive e lavora nel nostro territorio a decidere, attraverso strumenti di partecipazione popolare, e la lotta contro un’opera sbagliata può diventare un terreno di formazione e allenamento.


[1] Presentata su iniziativa popolare guidata dal Comitato Acqua Bene Comune di Padova, cfr. l’articolo che LIES ha dedicato alla vicenda il 24 maggio 2021

Foto: da imagebank www.acegasapsamga.it

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